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Monastero San Nicola

a cura dell’APS “Archeoclub” di Celenza Valfortore

Il Monastero di San Nicola  è senz’altro uno dei monumenti storici più importanti di Celenza Valfortore.  Il monastero fu edificato nel 1622 per volere di Andrea Gambacorta sulle vestigia dell’antica Chiesa di San Nicola il cui culto è attestato nell’ XI° secolo. Della antica Chiesa restano visibili parte del muro e l’abside in stile romanico con arcate cieche. Per circa due secoli ha ospitato le suore della Regola di Santa Chiara.

Visto da lato meridionale  ci appare in tutta la sua imponenza che richiama l’aspetto di una vera e propria fortezza.

Fino al 1953 il complesso claustrale aveva mantenuto pressoché il suo aspetto originario. A partire da allora ha subito profonde modifiche interne e addirittura una sopraelevazione che ne hanno deturpato l’aspetto architettonico e ridotto il valore storico. Il recente restauro ha in parte recuperato l’aspetto esteriore e alcuni ambienti interni.

Poiché il Monastero non è stato costruito ex novo,  ma “inserito” su  una preesistente laura bizantina, molto si potrà ancora scoprire quando sarà possibile recuperare un intero piano seminterrato e gli ambienti scavati nella roccia tufacea sottostante.

La nostra intenzione non è solo il tentativo di descrivere gli aspetti storici e artistici del complesso claustrale, ma anche di focalizzare l’attenzione su alcuni elementi che spesso non vengono degnati della giusta attenzione.

Nel nostro excursus faremo riferimento a quanto riportato nel testo del Dr Michele Cerulli “Celenza Valfortore nella Cronistoria” e nella pubblicazione del Dr Domenico Iacaruso “Dinamiche storio-artistiche ed insediative nel limes longobardo-bizantino della Puglia settentrionale: il caso di Celenza Valfortore”.

E’ un lavoro lungo e impegnativo e pertanto procederemo per tappe. In questa prima tappa proviamo a descrivere l’ingresso e il cortile di accesso, all’interno del quale troviamo anche delle lapidi murate di cui a molti sfugge il significato.

L’ingresso principale al convento è costituito da due maestosi portali bugnati che fanno corpo con l’antica porta di San Nicola. Nella Platea Orsini dove è riportato un disegno del Monastero,  figura un solo portale d’ingresso. E’ probabile quindi che il portale di destra sia stato  costruito in epoca molto più recente.

Sul portale di sinistra è posta una lapide a ricordo della presenza delle Clarisse e delle due figlie del Marchese Andrea: Suor Maria Chiara e Suor Geltrude.

Nel cortile c’è l’ingresso al Monastero e alla Chiesa di San Nicola.

Sull’ingresso al Monastero è murata la seguente lapide che ci ricorda sia l’anno di costruzione del Monastero che il motivo della dedica dello stesso a San Nicola.

Anche l’architrave del portale della Chiesa di San Nicola riporta una scritta in latino a memoria dell’anno di costruzione (1630) e dei fondatori: Andrea Gambacorta e Feliciana Spinelli, Marchesi di Celenza e al centro lo stemma di famiglia.

A sinistra del portale  c’è la seguente lapide a ricordo di un benefattore che contribuì con un cospicuo contributo alla edificazione della Chiesa di San Nicola.

Esiste poi un’altra lapide dedicata a Giovanni Gambacorta, ma questa proviene dall’antico Monastero di  San Francesco e riporta la data del 1619.

Nel cortile troviamo anche un monumento consistente di una colonna con capitello corinzio sormontato da una croce. Questa colonna, che ha subito diverse vicissitudini, è stata sistemata nell’attuale posizione solo nel 2011,  dopo quindi il restauro del monastero. Purtroppo, la posizione in cui è stata sistemata rende la colonna “anonima” e non ci fa apprezzare lo stemma dei Gambacorta scolpito sul lato “nascosto” del capitello. Lo stemma riporta  le insegne dei Gambacorta e dei Monforte e precisamente di Giovanni Gambacorta e Margherita di Monforte di Campobasso.

Molto probabilmente questa colonna, al pari della lapide del 1619, proviene dal decaduto antico Monastero di San Francesco. Ad avvalorare questa ipotesi si riporta la descrizione che si fa nel Tavolario Galluccio  (Apprezzo della Terra di Celenza e del Suo Casale di Carlentino – 1702 ”: “Uscendo dalla porta del Borgo S. Antonio per la strada che va a Carlentino, Casale di detta Terra,  ……. si giunge al Convento e Chiesa di San Francesco, distante dalla Terra di Celenza circa mezzo miglio, avanti il quale è un largo, dove sta una colonna di pietra viva con Croce sopra”.

Nel cortile è murato anche un altro stemma simile a quello presente nell’architrave del portale della chiesa.

Come ricorda la lapide posta sull’ingresso, il monastero nacque sulle rovine dell’antica Chiesa di San Nicola eretta nel 1049. Non esistono documenti relativi alla chiesa, ma grazie al lavoro svolto dal Dr Iacaruso Domenico possiamo ricostruire le varie tappe che hanno portato alla sua edificazione.

La edificazione della chiesa coincide con la seconda fase bizantina. Infatti, dopo la vittoria di Stilo (862) i bizantini, guidati dal catapano Basilio Boiannes, estesero i propri domini su tutta la Apulia fino al Fortore. Questa fase di relativa stabilità politica fu caratterizzata dall’arrivo di monaci e preti di rito greco, favorito dagli stessi dominatori  con l’intenzione di istituire Vescovadi fedeli a Bisanzio.

La presenza di monaci e preti di culto bizantino non era comunque nuova nel territorio. La loro concezione eremitica della vita monastica li portò, a partire dal VI° secolo ad occupare grotte esistenti o scavate ex novo in luoghi difficilmente accessibili  e comunque fuori dai centri abitati. Esempi di grotte, probabilmente utilizzate da monaci-eremiti, sono numerose nel territorio di Celenza. Uno di questi luoghi potrebbe essere proprio quello dove è stata costruita la chiesa. Qui la presenza di numerose grotte, anche comunicanti, fa pensare addirittura alla esistenza di un monastero bizantino (laura bizantina). Una di esse, conosciuta come “Cappella delle monache”, presenta su un lato i resti di un antico luogo di culto (nella piccola nicchia vi era anticamente anche un’acquasantiera).

Se questa ipotesi è corretta, il luogo ove ora sorge il Monastero di San Nicola era già una “laura bizantina”, costituita da una serie di grotte-celle con una comune cappella-cripta di culto greco. Inoltre, la particolare struttura urbana  del rione “Casale”, fuori dalle mura e di chiara impronta bizantina, porta a credere che anche la sua popolazione fosse di cultura bizantina.

In questo particolare momento storico coesistevano, quindi, due nuclei urbani: il “Casale”, fuori le mura e di cultura bizantina, e il nucleo entro le mura di cultura longobarda.

La costruzione in forme grandiose della Chiesa di San Nicola va quindi vista sia come tentativo da parte di dominatori di grecizzare i luoghi sia come tentativo di far coesistere e avvicinare due popolazioni di cultura diversa.

Con l’arrivo dei Normanni, probabilmente il monastero (“laura”) venne abbandonato e rimase l’immensa chiesa a memoria perenne dell’opera di cristianizzazione dei dominatori bizantini.

Di questa chiesa resta la facciata posteriore con l’abside, inglobata  nel Monastero fatto costruire dai gambacorta 1622. I “limiti” dell’antica chiesa sono ancora ben distinguibili nel muro meridionale del monastero e ci permettono verificare come l’antica chiesa avesse dimensioni davvero considerevoli.

La parte più interessante resta l’abside che, nonostante sia stato “violentato” con la apertura di due finestre, conserva piccoli segreti che potrebbero aiutare a meglio conoscere la storia dei luoghi. Sono particolari che difficilmente si notano vista la considerevole altezza dell’abside e la sua lontananza dalla vicina strada. Anche per me è stata una piacevole scoperta.

Le lesene dell’abside, infatti, conservano decorazioni e incisioni molto interessanti. Accanto a motivi geometrici e floreali, in qualche caso molto elaborati, si notano anche due figure umane e una croce “greca”.  Interessante, ma da decifrare, è la scritta incisa in una delle lunette, come pure quella presente su una delle pietre di una lesena.

La varietà e la disposizione delle decorazioni fanno pensare più ad un riciclo di materiale proveniente da precedenti costruzioni che ad un progetto unitario.

Per  quanto detto in precedenza si potrebbe ipotizzare che le pietre “decorate” provengano  dai luoghi sacri della laura bizantina “sacrificati” per la costruzione della chiesa. Se tale ipotesi risultasse vera ci troveremmo davvero di fonte ad un luogo di grande interesse sia dal punto di vista storico che religioso.

Stefano Gesualdi

(Fonte: APS Archeoclub di Celenza Valfortore)